Bisogna smettere di assegnare incentivi all’eolico. Lo dicono in una lettera, con precisa richiesta di moratoria per nuove centrali eoliche, tredici associazioni ambientaliste, tra cui, ovviamente, figurano nemici storici come Italia Nostra, Amici della Terra, Lipu e Mountain Wilderness, che si sono rivolte ai ministri Zanonato, Orlando e Bray.
Tornano, quindi, sul piede di guerra i detrattori dell’energia del vento, che intervengono a proposito del provvedimento di cartolarizzazione degli incentivi alle rinnovabili annunciato dal Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. “Se il Governo intende intervenire per attenuare questo aggravio dei costi dell’elettricità che compromette ogni possibilità di ripresa economica, noi concordiamo con questa finalità, ma osserviamo che prima ancora di cambiare tempi e regole per il pagamento degli incentivi già assegnati occorre smettere di assegnarne di nuovi”, dicono i firmatari.
Il riferimento è chiaro: si parla dell’organizzazione delle aste competitive del prossimo anno per l’assegnazione di ulteriori incentivi alle fonti di produzione diverse dal fotovoltaico, grazie alle quali solo per il solo eolico on-shore (e per i soli impianti di potenza superiore ai 5 MW) verranno assegnati altri incentivi a un contingente di 500 MW di potenza.
Ma “ogni nuovo impianto che fornisce energia intermittente (eolico e fotovoltaico in primis), oltre a nuovi oneri diretti di incentivazione, comporta ulteriori costi”, ricorda la missiva. In particolare, costi “per risolvere i problemi di dispacciamento, per costruire nuovi elettrodotti, generalmente in aree a scarsa magliatura elettrica, con ulteriori danni ambientali, per rispondere all’aspettativa di un “capacity payment” che mantenga remunerativi e in esercizio gli impianti a idrocarburi fossili che devono per forza fungere da riserva “calda” a impianti che, per loro natura, non sono programmabili: non autosufficienti e non “alternativi”, con conseguente duplicazione dei costi”.
Le associazioni, chiedendo “un provvedimento di moratoria a incentivi per nuovi impianti di rinnovabili elettriche intermittenti, fanno anche notare che gli obblighi assunti in sede europea dal Governo italiano nel 2010 per il raggiungimento della quota del 26,39% della produzione elettrica da FER sui consumi nazionali nel 2020”, e per cui gli incentivi vennero a suo tempo stanziati, sono già stati raggiunti l’anno scorso e saranno largamente oltrepassati quest’anno.
“Da Associazioni ambientaliste sensibili alla tutela del territorio, ci siamo espressi fin dall’inizio contro gli incentivi che hanno favorito la speculazione a danno del paesaggio, della natura, dei territori collinari e montani, sui crinali appenninici e nel Mezzogiorno, senza portare riduzioni significative, a livello complessivo, dei gas climalteranti. Facciamo notare che, se le nostre osservazioni fossero state accolte, non ci troveremmo in questa grave situazione, al punto da richiedere l’assunzione di provvedimenti, almeno in parte, retroattivi e con un territorio sfigurato che rischia di ricevere il colpo di grazia”, scrivono ancora gli ambientalisti, che chiedono di puntare di più sulle rinnovabili termiche e l’efficienza energetica.
L’industria eolica, intanto, continua imperterrita la sua marcia. Secondo le previsioni della World Wind Energy Association a fine 2013, nel mondo, ci saranno oltre 300 GW di potenza eolica installata, di cui la gran parte in Cina e Stati Uniti, con un trend di crescita costante. Alla fine del primo semestre di quest’anno, infatti, l’eolico già installato ha toccato i 296.255 MW di potenza. E continua a puntare su tecnologie che ne possano mitigare l’impatto, dalla migliore integrazione nel paesaggio alla ridotta rumorosità.
FONTE: GREENBIZ