«Il 2015 è stato un anno straordinario per le energie rinnovabili. Le fonti rinnovabili hanno ormai costi competitivi con i combustibili fossili in molti mercati e si sono stabilite in tutto il mondo come fonti tradizionali di energia. Le città, le comunità e le aziende stanno guidando la rapida espansione del movimento “100% renewable”, svolgendo un ruolo fondamentale nel promuovere la transizione energetica globale. L’energia rinnovabile distribuita sta progredendo rapidamente per colmare il divario tra chi ha e chi non ha energia». Infatti il 2015 è stato il migliore anno di sempre per la produzione da rinnovabili e per gli investimenti globali nel settore delle energie green, cresciuti a livelli record. A dirlo è il “Renewables 2016 Global Status Report”, il rapporto di REN21,l’organizzazione dell’Onu e riunisce governi, organizzazioni internazionali, ONG e associazioni di settore. Per l’Italia hanno contribuito alla redazione del rapporto REN21 il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e Althesys, la società di consulenza che di recente ha pubblicato l’Irex Report 2016.
Per Christine Lins, segretaria esecutiva di REN21, «Questi risultati sono ancora più rimarchevoli perché sono stati ottenuti in un contest segnato dalla quotazione storicamente bassa dei carburanti fossili e dalla persistenza di sovvenzioni governative svantaggiose per le energie Verdi. Per ogni dollaro speso per promuovere le energie rinnovabili, ci sono stati circa 4 dollari per mantenere la nostra dipendenza dai carburanti fossili».
Sono stati investiti 286 miliardi di dollari per l’elettricità green e i combustibili rinnovabili, una somma che si accresce ulteriormente se si contano anche il grande idroelettrico superiore a 50 MW, il riscaldamento e il raffreddamento. Erano 273 miliardi nel 2014 (+5% su base annua) e sono oltre il doppio dei 130 miliardi di dollari destinati a nuovi progetti di impianti di carbone e gas naturale. Per il sesto anno consecutivo, le fonti rinnovabili hanno superato i combustibili fossili per investimenti netti in produzione energetica aggiuntiva. A trainare lo sviluppo sono i Paesi emergenti, in particolare Cina, India, Sudafrica, Messico e Cile. Calano invece del 21% gli investimenti in Europa, che passano da 62,2 miliardi a 48,8 miliardi di dollari, nonostante il buon exploit dell’eolico offshore.
Il rapporto dice che «Le economie in via di sviluppo hanno per la prima volta investito maggiormente nelle energie verdi che i Paesi sviluppati. La Cina rappresenta più di un terzo dell’ammontare totale». La crescita degli investimenti ha facilitato i progressi tecnologici, la riduzione dei costi e la creazione di posti di lavoro. Oggi l’industria delle rinnovabili impiega 8,1 milioni di persone, con un incremento costante che è in netto contrasto con il calo di posti di lavoro nell’industria energetica fossile.
Il “Renewables 2016 Global Status Report” 2016, analizza anche dinamiche e tendenze del 2015, quindi i sui risultati escludono le misure accelerate, concordate con la firma dell’Accordo di Parigi sul clima, per ridurre le emissioni di gas serra. Se le dinamiche sono generalmente positive, il rapporto mette in luce diverse difficoltà che restano da risolvere per concretizzare gli impegni presi dai governi per realizzare la transizione mondiale dalle energie fossili alle energie verdi. «Queste difficoltà – dicono a REN21 – includono l’effettiva integrazione di gran parte dell’elettricità c green nelle reti nazionali e il ritorno dell’instabilità politica e strategica, degli ostacoli regolamentari e dei limiti di bilancio. L’attenzione politica è minore anche per il settore del trasporto e ancora meno per quello del riscaldamento e del raffreddamento, questi settori progrediscono molto lentamente». Il presidente di REN21, Arthouros Zervos, è fiducioso ma non si nasconde le difficoltà: «Il treno delle energie rinnovabili è lanciato, ma le infrastrutture su cui viaggia datano ancora al XX secolo: il sistema è fondato su concetti superati che basano la produzione sui carburanti fossili e l’energia nucleare. Per accelerare la transizione che porti ad un avvenire più sano, più sicuro e più amico del clima, dobbiamo costruire l’equivalente di “una rete ferroviaria ad alta velocità”: un sistema più intelligente e più flessibile che ottimizzerà l’utilizzo delle energie rinnovabili variabili e darà un posto alla produzione elettrica decentralizzata e comunitaria».
Dal rapporto REN21 emerge che nel 2015 in Italia gli investimenti nelle rinnovabili sono arrivati a 9,9 miliardi di euro, con un aumento di quasi 3 miliardi di euro rispetto al 2014. Gli investimenti esteri italiani sono 3,5 miliardi di euro, diretti soprattutto in America Latina (28%) e Africa (20%), sebbene l’Europa ne copra ancora un quarto, rileva l’IREX report 2016.
Secondo Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys, Le cifre contenute nel Report di Ren21, al quale ci onoriamo di partecipare, evidenziano un trend anticipato dall’Irex Report 2016, che riguarda le imprese italiane e il loro processo di internazionalizzazione: il flusso di investimenti destinato allo sviluppo delle rinnovabili si è trasferito ai Paesi emergenti, non solo quelli ormai trainanti e più popolosi come Cina, India e Brasile, ma anche in economie di più recente sviluppo come Marocco, Uruguay e Filippine».
Althesys sottolinea che «Nel corso del 2015, inoltre, gli investitori privati hanno intensificato in modo significativo il loro impegno nelle energie rinnovabili. L’anno scorso si è assistito ad un aumento del numero di grandi banche attive nel settore della green energy, con un incremento della dimensione del prestito e importanti nuovi impegni presi da società internazionali di investimento nei settori rinnovabili ed efficienza energetica. I principali veicoli di investimento sono i bond “verdi”, il crowdfunding e le cosiddette yieldcos, le nuove società quotate in Borsa che basano la propria attività sulla restituzione dei flussi di cassa generati da parchi solari ed eolici in cambio di una rendita a più lungo termine».